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Pubblicato il 26 gennaio 2023

Biodiversità: la Commissione deferisce alla Corte di giustizia sei Stati membri che non hanno impedito l’introduzione di specie esotiche invasive che danneggiano la natura europea

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La Commissione ha deciso in data odierna di deferire Bulgaria, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia e Portogallo alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la mancata attuazione di varie disposizioni del regolamento n. 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive (regolamento sulle “specie esotiche invasive”). Le specie esotiche invasive sono piante e animali introdotti accidentalmente o deliberatamente in una zona in cui non sono normalmente presenti. 

Prevenire i danni alla biodiversità europea

Le specie esotiche invasive, una delle cinque principali cause di perdita di biodiversità in Europa e nel mondo, sono animali e piante introdotti in un ambiente naturale in cui normalmente non si trovano in seguito a un intervento umano, accidentale o intenzionale. In Europa rappresentano una grave minaccia per le specie autoctone, con danni stimati a 12 miliardi di € l’anno per l’economia europea. Affrontare questo problema è importante per conseguire l’obiettivo dell’UE di arrestare la perdita di biodiversità, come indicato sia nel Green Deal europeo sia nella strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030.

Il regolamento sulle specie esotiche invasive contiene misure da adottare all’interno dell’UE in relazione alle specie esotiche invasive che sono fonte di preoccupazione per l’Unione. I sei Stati membri non hanno elaborato, attuato e comunicato alla Commissione un piano d’azione (o una serie di piani d’azione) per contrastare i principali vettori di introduzione e di diffusione di tali specie esotiche invasive. Inoltre, la Bulgaria e la Grecia non hanno ancora istituito un sistema di sorveglianza delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale o non lo hanno ancora integrato nel loro sistema esistente, sebbene il termine stabilito a tal fine fosse il gennaio 2018. La Grecia, inoltre, non dispone delle strutture necessarie per effettuare i controlli ufficiali necessari per impedire l’introduzione intenzionale di specie esotiche invasive. 

Azione di contrasto della Commissione

Nel giugno 2021 la Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora a 18 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia), e successivamente pareri motivati a 15 di essi (Belgio, Bulgaria, Cechia, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia) nel febbraio 2022. Da allora 11 Stati membri hanno adempiuto ai loro obblighi e uno di essi adotterà tempestivamente le misure mancanti. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, i restanti sei Stati membri (Bulgaria, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia e Portogallo) non hanno affrontato interamente le carenze segnalate. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità dei sei Stati membri siano stati insoddisfacenti e insufficienti e ha pertanto deciso di deferirli alla Corte di giustizia dell’UE.

Contesto

Il regolamento sulle specie esotiche invasive, entrato in vigore il 1º gennaio 2015 e vertente sulle specie considerate “di rilevanza unionale”, comprende attualmente 88 specie – ad esempio piante quali il giacinto d’acqua e animali quali il calabrone asiatico o il procione – che richiedono un intervento a livello europeo. Gli Stati membri devono adottare misure efficaci per prevenire l’introduzione deliberata o accidentale nell’UE di tali specie, individuarle e adottare misure di eradicazione rapida in una fase precoce dell’invasione o, se le specie sono già ampiamente radicate, adottare misure per eradicarle, tenerle sotto controllo o impedire che si diffondano ulteriormente.

Nell’ambiente europeo vi sono almeno 12 000 specie esotiche, il 10-15% delle quali è invasivo. Le specie esotiche invasive possono provocare l’estinzione locale di specie indigene a causa della concorrenza su risorse limitate quali cibo e habitat, dell’interriproduzione o della diffusione di malattie. Possono alterare il funzionamento di interi ecosistemi compromettendone la capacità di fornire servizi preziosi, come l’impollinazione, la regolazione delle acque o il controllo delle inondazioni. Il calabrone asiatico, ad esempio, introdotto accidentalmente in Europa nel 2005, è predatore di api mellifere autoctone, riduce la biodiversità locale degli insetti autoctoni e in generale incide sui servizi di impollinazione.

Le specie esotiche invasive hanno spesso un impatto economico significativo nella misura in cui riducono i rendimenti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca: ad esempio, alla noce di mare (Mnemiopsis leidyi), introdotta accidentalmente nel Mar Nero, è imputata la drastica diminuzione di almeno 26 stock ittici commerciali del Mar Nero, tra cui acciughe e sgombri. Le specie invasive possono danneggiare le infrastrutture, ostacolare il trasporto o ridurre la disponibilità di acqua bloccando le vie navigabili o ostruendo le tubazioni delle acque industriali.

Le specie esotiche invasive possono rappresentare un problema serio anche per la salute umana: provocano infatti gravi allergie e irritazioni cutanee (come le ustioni causate dal panace gigante, Heracleum mantegazzianum) e fungono da vettori di pericolosi agenti patogeni e malattie (i procioni trasmettono malattie agli animali e agli esseri umani).

In tale contesto l’azione preventiva, oggetto della decisione odierna di deferimento alla Corte, è un investimento essenziale in quanto è molto più efficace e meno costoso prevenire l’introduzione di specie invasive che affrontare e mitigare i danni della loro diffusione.

FONTE: COMMISSIONE EUROPEA